Stagione 1986-1987, su Archivio storico del Piacenza Calcio. Tuttavia, al termine della stagione seguente arriverà la retrocessione che segna il ritorno fra i dilettanti, dopo la sconfitta ai play-out contro la Cavese. Tirano cinque volte per parte e chi segna segna». Forse per questo, o per il fatto che l’impegno gli sembrò più grande dell’onore, prima di entrare in campo si avvicinò a Pasolini e sottovoce gli disse: «A Pa’, fa’ tu er capitano, io nun me ce la sento». Vari ex partigiani socialisti, tra cui Matteo Matteotti e Leo Solari, negli anni novanta hanno sostenuto che all’epoca Pertini, in due riunioni con alti dirigenti del suo partito alla fine di marzo e alla fine di aprile 1944 (poco prima della sua partenza per il nord), magliette calcio poco prezzo avrebbe duramente criticato l’azione come espressione di avventurismo irresponsabile. La prima partita disputata si tenne presumibilmente l’11 agosto dello stesso anno, a Novi Ligure. Francesco Cevasco, Paolo Sollier «Io, calciatore rosso. Quel pugno chiuso neppure mi piaceva», in Corriere della Sera, 11 agosto 2010, p. Italia, primavera del 1975. Nei pressi di Mantova, Pier Paolo Pasolini sta girando Salò o le 120 giornate di Sodoma. Poco distante, nei dintorni di Parma, Bernardo Bertolucci lavora al film Novecento.
Nella primavera del 1978, durante il sequestro Moro, Pertini, a differenza della maggioranza del Partito socialista che, a cominciare dal segretario Bettino Craxi, mise in campo proposte per una «soluzione umanitaria» per ottenere la liberazione del leader democristiano, fu un sostenitore intransigente della cosiddetta «linea della fermezza» nei confronti dei sequestratori di Moro, ovvero fu per il rifiuto totale di qualsiasi ipotesi di trattativa con le Brigate Rosse. 1936-1937 – Il club disputa il torneo dei Fasci Giovanili e batte in finale l’Avesa 2-1 vincendo il titolo provinciale Veronese. Pasolini, guardando il suo fútbol bailado, calcio danzato imparato nelle strade e nelle piazze, decide di cambiare il finale del film: il nero di Salò, della dominazione fredda dell’uomo sull’uomo, si tinge di una nuova speranza. L’anno seguente, viene introdotta la nuova ammiraglia della Casa, ossia la Omega, che va a sostituire in un colpo solo la Rekord e la sfortunata Commodore. Solo nella stagione 1983-1984 ricominciò la risalita che nel giro di tre campionati vide i biancocelesti tornare in Interregionale. Alberto Garlini è nato a Parma nel 1969 e vive a Pordenone. Si chiama Francesco, viene dalle giovanili del Parma e gioca con una grazia dirompente.
Il risultato della partita è in sospeso quando, all’inizio del secondo tempo, entra in campo un sedicenne dalle lunghe cosce, lento e affascinante. Quella sera, al campo dell’Idroscalo, Pasolini era il “Caos”, era dieci ragazzi con un sogno affidato ai suoi piedi, a quell’unico calcio da tirare. Mentre Giggio arrivava con la coppa promessa, e i ragazzi del “Caos” erano stelle, lui andò verso il portiere, col cuore in tumulto. L’Ostia Idroscalo era davvero tosta, ma il “Caos” non fu da meno e, pure se gli altri erano più esperti e meglio organizzati, i ragazzi del Monteverde ci misero il cuore, corsero e soffrirono come si doveva, giocando di fino o picchiando quando occorreva. Ma dopo un nuovo turno di rigori andato in pari, fu uno di casa a sbagliare il tiro, e il “Caos” andò in pareggio fino all’ultimo giro, quando Spino parò una botta micidiale che un tale Andreucci gli aveva sparato nell’angolo di destra. Sul petto campeggiavano ricamati in oro, oltre allo sponsor tecnico al centro, la patch FIFA che identificava gli spagnoli come campioni uscenti sulla destra e lo stemma nazionale sulla sinistra, sovrastato dalla stella del titolo mondiale. Il campo è quello della Cittadella, a Parma, intorno al quale sono raccolti tutti i protagonisti di questa storia: Pasolini corre come un forsennato, Bertolucci si improvvisa allenatore; sulle gradinate, tra i numerosi spettatori, si aggirano Alberto, un bambino intimorito dalla solitudine, e Vincenzo, un terrorista nero con una agghiacciante missione da compiere.
Inoltre, le maglie esponevano il nuovo stemma della FIGC e, per ovviare al divieto di esporre il logo dello sponsor tecnico sulle divise, l’azienda realizzò delle tute che riportavano il marchio nella fibbia. Giggio Orlandi procurò anche delle vere maglie che a molti ragazzetti andavano un po’ larghe. L’arbitro chiamò al centro i capitani e disse: «Famo i supplementari, un quarto d’ora ognuno, la coppa la devemo puro da’ a qualcuno’», ma anche quel tempo aggiunto non decise niente. Vince la Coppa Regione (1º titolo). Il 24 maggio viene disputata la Coppa “Città di Verbania” tra Verbania e Libertas Pallanza: è l’ultima partita con le due squadre divise (vince il Verbania 4-1). Poi l’11 luglio 1959, finalmente si raggiunge l’accordo e ufficialmente nasce il “Verbania unico”: presidente del consiglio di amministrazione diventa Gianni Meierhofer (dal Verbania), presidente tecnico organizzativo è Remo Cova (dalla Libertas) il direttore sportivo è Carletto Pedroli. Il poeta posò il pallone sul dischetto, fece due passi indietro fissando la terra. Il tiro decisivo. Il poeta prese con le mani il pallone, lo strinse come se volesse schiacciarlo, poi se lo fece rimbalzare qualche volta accanto, mentre lui era serio serio, come se stesse pensando. Nel sole che intanto tramontava, il poeta vide avanzare in controluce l’ombra di un ragazzo snello, un’ombra perfetta, che si muoveva con una grazia leggera, scivolando.